L’espressione latina Curriculum vitae et studiorum significa letteralmente «corso della vita e degli studi». Si tratta di un documento redatto al fine di presentare in forma più o meno estesa la vita personale, scolastica e lavorativa di una persona. La parola curriculum deriva da currere, «correre», e indica quindi un’azione di movimento di cui non è esplicitata la direzione. La direzione la diamo noi.
Il cv è la migliore sintesi del nostro correre lungo un tracciato lineare crescente fatto di obiettivi raggiunti e sogni realizzati. O, almeno, questo ci viene consigliato di raccontare per essere selezionati o, innanzitutto, per non suscitare nel reclutatore l’impulso di cestinare il cv.
Sul sito Il CVperfetto (www.ilcvperfetto.it) è possibile creare in pochi click un curriculum che (promette il sito) mette in risalto le capacità uniche di ogni persona, l’esperienza maturata e i risultati conseguiti. Per chi è alla ricerca di supporto nella compilazione di un curriculum in inglese è disponibile la piattaforma americana VMock (www.vmock.com) che, grazie a un sistema di machine learning, fornisce un feedback sulle singole parole e sulle frasi del cv.
Numerose sono invece le soluzioni creative per raccontare gli obiettivi raggiunti, le hard skill acquisite, le passioni e gli hobby.
Ma come selezionare persone con racconti straordinari?
Come si fa a scegliere, tra un certo numero di candidati, la persona giusta da adibire a uno specifico lavoro?
E come si misurano caratteristiche fisiche e mentali, attitudini, competenze e capacità?
Senza dubbio le competenze possono essere desunte dal cv, ma come estrapolarne il mindset e le abilità cognitive e pratiche di un candidato?
Da una narrazione di successo, caratteristiche e attitudini emergono con meno forza, anche perché sono dimensioni più difficili da quantificare in un documento sintetico. Eppure sono questi gli aspetti a cui dare maggiore peso per comprendere davvero le persone e per inquadrarle nei giusti ruoli.
Se, fino a qualche decennio fa, quando le carriere erano continue e solo di rado si cambiava o si perdeva il lavoro, il curriculum di successo poteva essere lo strumento ottimale, nel presente e ancora di più in futuro prevarranno la discontinuità e il cambiamento.
E a questo punto un licenziamento sarà un racconto da condividere o un evento da nascondere? Un esame non superato, una borsa di studio non assegnata, un premio non conseguito saranno esperienze da cancellare o da valorizzare?
Un cv di soli successi non riflette la maggior parte degli sforzi richiesti per accettare una sconfitta e ricominciare daccapo.
Roger Duguay è partner di Boyden, una delle migliori aziende di head-hunting che recluta personale di alto profilo. Una delle domande che pone ai candidati è la seguente: “C’è qualcosa negli ultimi cinque anni che avresti fatto diversamente?” Se il candidato non è in grado di dire cinque o dieci grossi errori che hai fatto negli ultimi cinque anni questo rappresenta un campanello di allarme. Un buon leader, secondo Duguay, deve essere onesto riguardo ai propri errori e predisposto ad apprendere una lezione utile da essi.
Elencare le cadute non solo è un atto di coraggio, ma il segno del tentativo di essersi messi in gioco, e di aver colto, da quelle sconfitte, una opportunità per imparare.
Jeff Scardino, un manager disoccupato, è andato oltre, realizzando quello che ha chiamato The relevant résumé, un resoconto della sua vita professionale nel quale ha elencato i fallimenti, gli errori, le non abilità e le non competenze, ciò che è andato storto nella sua carriera e, infine, le recensioni negative di colleghi e persone di sua conoscenza. Ha inviato in giro – contemporaneamente e con due nomi diversi – il cv tradizionale ossia il regular résumé, e il relevant résumé. Siete curiosi di sapere come è andata?
All’invio del cv tradizionale non sono seguiti alcuna richiesta di contatto e alcun colloquio di lavoro; all’invio del cv fallimentare hanno fatto riscontro otto richieste di contatto e otto colloqui di lavoro.
Ci sono, per fortuna, molti esempi di aziende che reputano fondamentale capire il mindset delle persone, che creano incentivi per coloro che sono disposti a riprendersi dopo una caduta e, cosa più importante, che sono in grado di riconoscere il tentativo di riprovarci piuttosto che limitarsi a giudicare il fallimento.
La NASA, per esempio, non predilige esclusivamente le persone che hanno solo storie di successo da raccontare, perché l’errore è parte integrante del lavoro di ricerca di ingegneri, astrofisici e scienziati. Il CEO della General Electric, Jack Welch, nel suo ventennale mandato dal 1981 al 2001, pare selezionasse le persone sulla base della loro capacità di risollevarsi a seguito di una caduta. Dopo essersi inizialmente lasciato impressionare dai curriculum di successo e dalle impressionanti carriere accademiche di alcuni candidati, comprese che in effetti cercava persone piene di passione e con uno spiccato desiderio di fare, arrivando ad affermare che «un curriculum non può dirmi un granché sulla loro fame interiore».
In un ospedale di Boston i medici prediligono i neolaureati che hanno sbagliato percorso di studi, quelli che si erano iscritti inizialmente a un’altra facoltà, per poi mollare tutto una volta comprese le loro reali passioni.
Voti poco brillanti, test falliti, prove vinte ed esami non superati raccontano il passato, ma non sempre sono in grado di fare intuire dove si potrebbe arrivare una volta individuata la propria vera vocazione.
Il mondo del lavoro ha contorni molto più sfumati di un tempo, e su questo gli esperti non ci rassicurano affatto, sostenendo che la nostra vita lavorativa sarà sempre di più un percorso imprevedibile e accidentato. Saremo costretti a osare, a rischiare e dunque a fallire.
La vita è spesso come un allenamento in una giornata ventosa: in qualunque direzione tu vada, il vento ti soffia sempre contro.
Vittorio Dell’Aquila
Ecco perché è importante imparare ad affrontare bene i fallimenti, ad accettarli, a usarli come feedback per capire qualcosa di più su noi stessi e per ripartire. E il fatto stesso di scrivere un curriculum delle occasioni perse, dei fallimenti affrontati lungo la strada, può essere un buon punto di partenza per comprendere limiti e potenzialità, risorse nascoste e capacità e per continuare ad andare avanti nonostante il vento contrario. La compilazione del cv fallimentare è utile proprio perché è un modo per riflettere sulle nostre paure, su ciò che abbiamo messo a tacere e nascosto per non sembrare fragili, e per rispondere a domande del tipo:
Che cosa ho appreso dai miei errori?
Come ho fatto a superare la delusione di una aspettativa disattesa?
Quello che ieri temevo oggi mi fa ancora paura?
Ciò che un tempo consideravo di valore ha oggi lo stesso peso?
Che cosa mi appassiona e che cosa, invece, non suscita il mio entusiasmo?
Ho, lungo il percorso, perso qualcosa che voglio recuperare?
La compilazione del cv fallimentare ci permette inoltre di misurarci con il nostro desiderio di crescita e di miglioramento. Riportare alla mente insuccessi ed errori del passato dà un senso a ciò che abbiamo realizzato e a quello che non è ancora accaduto.
La pubblicazione e condivisione del cv fallimentare è utile non solo a noi stessi, ma anche agli altri. Abbiate coraggio, infonderete forza anche negli altri. Il coraggio può essere contagioso.
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